che un'altra infame guerra, chiamata pure "umanitaria", m'avrebbe portato Jugoslavia in casa...
che avrei conosciuto una bambina, la sua storia e le sue parole...
che un suo sorriso avrebbe dato nome a un libro...
che avrei raccontato di artisti della vita vivi per miracolo, miracolo senza dio né santi, ma roba di uomini e donne, forti...
che uomini sarebbero stati ridotti in umiliazione, quando non in pezzi...
che altri sarebbero scomparsi, poi cercati per sempre, con speranze che si sarebbero fatte illusioni...
che il sogno di una società diversa stava definitivamente crollando, sotto i colpi della menzogna e del servilismo, cose tutte italiane, Alberto Sordi o Totò, Berlusconi o D'Alema, Iraq o Jugoslavia, Afghanistan o Palestina.
Dieci anni fa, a quest'ora non lo sapevo...
che Rosa sarebbe tornata in Jugoslavia per pochi giorni, giorni divenuti, invece, anni...
che la Jugoslavia sarebbe rimasta Serbia, sola ma in compagnia di profughi, disastri, miserie e malattie...
che Jèlena sarebbe rimasta con la piccola Dràgana, sola ma vivendo di illusioni, e le illusioni fanno male...
che Andjela avrebbe perso un dentino a casa mia, ma avrebbe ritrovato il papà, anche se solo in fossa di cimitero, dopo fosse più grandi e affollate di simili...
che Josif, con negli occhi il cagnolino lasciato in Kosovo, mi avrebbe regalato rakija...
che un pallone avrebbe fatto miracoli, ma non su un campo di calcio...
che una luce, sarebbe rimasta accesa per sempre anche nelle mie, di notti.
Dieci anni fa, a quest'ora non lo sapevo...
che Tragedia e Amore vanno insieme, a scavare strade inciampando di vita e di morte.
O, forse, lo avevo solo dimenticato.
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