mercoledì 7 settembre 2011

Cartoline dal Kosovo e Metohija

Gorica, Sonja, Gordana, Marina, Milica, Jelica, Albijana, Roxanda, la "mascotte" Violeta... e poi Stefan, Stojan, Milos, Danilo, Stefan, Srdjan. 12 ragazzi in età preuniversitaria più 3 accompagnatrici maggiorenni, provenienti dai villaggi serbi del Kosovo e Metohija, martoriata terra serba dove Un Ponte per, in accordo coi monaci del monastero di Decani, oggi protetto dai militari italiani della Kfor, ha avviato sostegni a distanza per famiglie che o non sono mai andate via, nonostante i soprusi subiti o sono tornate a vivere in quella che da sempre è la loro terra. Il Kosovo e la Metohija, appunto, la terra dei monasteri.
Fra mille difficoltà, queste famiglie vivono in una sorta di piccole riserve indiane, appena tollerate quando non osteggiate nel nuovo Kosovo indipendente, riconosciuto a tempo di record dall'Italia e dai paesi Nato, non riconosciuto da molti altri, fra i quali Cina, Russia, India, Brasile. La comunità internazionale non sembra preoccuparsi di questo apartheid, quasi che le sorti di questa gente non rientri nelle agende dei solerti Ministeri degli Esteri che in passato, al contrario, hanno fatto di tutto per bombardare quel che rimaneva della Jugoslavia, con particolare accanimento contro la Serbia, con la scusa, ben propagandata, di combattere le "pulizie etniche".
Questi ragazzi siamo riusciti, con uno sforzo economico enorme per una piccola associazione come Un Ponte per..., a farli arrivare in Italia, a offrire loro una sistemazione più che dignitosa, a farli frequentare un corso di italiano presso le strutture della Facoltà di Lettere dell'università di Roma "Tor Vergata", a regalare loro momenti di gioia, di gioco ma pure culturali davvero di buon livello.
Vedere tanta parte del nostro impegno aggirarsi per i monumenti di Roma, fare foto come normali turisti, conoscendo però la loro situazione di vita, ci ha in parte commosso ma pure regalato forza e consapevolezza di poter continuare nella strada intrapresa. Coscienti che, insieme anche ai tanti sottoscrittori che ci hanno aiutato e che continuano a farlo, si possano stabilire solidi ponti di solidarietà anche coi dimenticati. Che noi, continueremo a non dimenticare.