lunedì 25 agosto 2008

rimandato a... settembre!

... solo per dire che riprenderò a scrivere sul blog a settembre.
Nel frattempo, me ne starò a La Maddalena per qualche giorno, poi a Parrano (Umbria) il 6, 7 e 8 dove, la sera, cercherò di promuovere il libro e le attività svolte in Serbia (e non solo) con Un Ponte per... Per adesso, un caro saluto a tutti voi.

martedì 19 agosto 2008

Siti si, siti no...

Mi sono sempre chiesto, quando qualcuno, all’angolo di una strada o a un semaforo, mi chiede soldi, se io riuscirei mai a farlo… Non credo sia cosa così semplice.
Fermare qualcuno che pensa ad altro e parlargli della tua situazione, della tua disperazione o, più semplicemente, parlargli del tuo vivere, testimoniato da quell’atto così istintivo ma pure così complicato e davvero non facile, chiedere soldi… beh, non deve essere semplice.
Io l’ho fatto.
Ho chiesto soldi, ho chiesto aiuto. A gente che aveva altro per la testa. Altri pensieri, altre idee...
Non era per me, era per qualcun altro, insomma, avevo la mia motivazione. Come chi ti chiede soldi per la strada, la sua motivazione ce l'ha. Motivazione che ti permette di infischiartene delle figure che puoi fare, dell’immagine che puoi dare. L’immagine... oggi così importante, tutti si sbattono per una immagine appropriata. Chiedere soldi non aiuta a costruire una immagine appropriata. Io ho chiesto soldi. Alla faccia dell'immagine...
L’ho fatto quando Marko aveva bisogno di fare la spesa tutti i giorni e sua mamma Novka mi chiamava in continuazione. Io non potevo farcela da solo e allora ho chiesto aiuto. Novka e Marko sono stati quasi tre anni in Italia. Non sono pochi…
Ho chiesto anche piastrine, per Marko, che non trovi all’angolo di una strada.
Le piastrine le devi donare, ed è pure cosa alquanto complessa.
Qualcuno mi ha suggerito, preziosamente, che in un blog come questo stona un pochino pubblicizzare un sito dedicato a una squadra di calcio. Che poi è pure la mia!
Il suggerimento era davvero giusto. Ma io voglio dire che tutti i siti qui pubblicizzati, sono siti di gente che mi ha aiutato, che ci ha!, aiutato.
Che ha raccolto soldi e ce li ha dati… che ha mandato gente a donare piastrine, per Marko… Che ha pubblicato lettere o semplici, accorati, emozionanti appelli.
Quando Marko era in sala operatoria per l’operazione al cervello, ho telefonato a Radio Città Aperta e, in diretta ho chiesto piastrine… Quando c’era da chiedere aiuto ho scritto a: il manifesto, che ha pubblicato le mie lettere… E Fusolab ha raccolto soldi… e Lazionet pure… ed altri ancora, fra i quali il Coordinamento Jugoslavia vivrà!, che ancora non ho messo per semplice dimenticanza, si sono rimboccati le maniche. I miracoli non avvengono da soli… Non parlo poi di Un Ponte per… che, esistendo, ha permesso che Marko sia ancora vivo!
Vorrei tranquillizzare tutti.
Non faccio menzione di alcuni siti per semplice simpatia o sintonia o complicità.
Semplicemente, quando Marko e Valerio erano chiusi in un reparto di Ematologia, dove si eseguono trapianti di midollo e Valerio festeggiava il compleanno, avere tute e maglie della sua squadra, la Lazio, da donargli… fargli la sorpresa di portare giocatori della sua!, Lazio, a trovarlo, è stato emozionante. E' stato bello!
Fosse stato della Roma, tranquilli, sarebbe accaduta la stessa cosa.
E quando Marko è dovuto tornare per i controlli dopo il trapianto, avere l’aiuto di un calciatore Serbo, che ora gioca con una squadra di Milano, dai colori nerazzurri ma prima giocava con la Lazio… non ne faccio il nome perché questo giocatore non vuole pubblicità legata a questo tipo di eventi, a differenza di altri calciatori che quando si muovono per ospedali hanno sempre telecamere e microfoni ad accompagnarli… quando questo giocatore, conosciuto da Marko grazie al sito che riporto nel blog, si è offerto di aiutarlo pagandogli i viaggi avanti e indietro per l’Italia, beh, è stata una grossa mano che ci è arrivata. Anche perché, oltre all'acquisto dei biglietti, c’è sempre qualche imprevisto per ottenere in tempo utile il visto di ingresso in Italia (la Serbia non fa parte dell'Unione Europea) e poi c’è il problema dell’accompagno all’aeroporto, con la carrozzina, ché Marko ancora non si muove proprio bene, anche se ha fatto progressi da gigante! Quando tutto questo si risolve per interventi, diciamo esterni, tutto si semplifica.
Credetemi, se lo leggerete quel racconto, Un Pallone… capirete quanto la buona volontà e la tenacia, da sole, spesso non bastino.
E allora, ecco perché qui si riportano alcuni siti, solo apparentemente in contrasto fra loro.
Non per semplice pubblicità o per affinità, diciamo, esistenziali. O, addirittura, per scelta politica! Per carità, la politica!
Non avrei difficoltà (forse...) a nominare un sito, diciamo, di simpatizzanti fascisti o politicamente a destra. Solo che, e questo è un fatto, fascisti o simpatizzanti di destra che si sono prodigati, ad esempio, per Marko, non ce ne sono stati. Direte voi, ma tu non li hai cercati! Ecco, mettiamola così, allora.
La colpa è mia, che non li ho cercati. Che non ho nel Dna, la capacità di ricercare i miei simili in certi posti. Li cerco solo dove dico io. A volte, li trovo pure…
Io ho cercato, ed ho trovato, semplicemente, gente che ha dato una mano. E che merita di non essere dimenticata. Almeno su questo blog. Per siti di altro genere, prego accomodarsi altrove.

giovedì 14 agosto 2008

A srce u Srbiji (col cuore in Serbia...)

Ci sono molti modi di raccontare un viaggio...
Iniziando dagli imprevisti di una partenza alla Stanlio e Onlio e i loro arrivederci, con una macchina moderna, confortevole, capiente e comoda scelta come mezzo per cinque baldi ex giovanotti ma che un dosso mette fuori gioco... addio alla coppa, quella dell’olio, sogno svanito alle 6 e mezza di mattina... fino alla scelta di ripiego, una vecchia ma esperta auto che di viaggi in Serbia se ne intende, uno in più non le farà certo paura...
Oppure, un viaggio lo si può raccontare con i dettagli delle soste, del traffico, delle Vinjete slovene che si pensava fossero dei nuovi fumetti comici dell’ultima entrata in Europa mentre, scoperta deludente e davvero meno divertente, si tratta di tassa da pagare, trentacinque euri, per passare sulle autostrade slovene con la stessa macchina, per sei mesi al massimo...
Oppure ancora, un viaggio lo si può raccontare parlando di quel che è la mèta agognata, in questo caso il festival delle trombe di Guča (si legge Guccia...), del clima respirato, di quell’atmosfera di festa e follia, di quella sensazione di stare per una sera fuori dal mondo e dalla realtà...
Ma un viaggio come il nostro, quello di cinque ex ragazzi che se ne vanno fin laggiù per tre, quattro giorni, due di viaggio, con la scusa del festival ma poi infilano dentro quel povero bagagliaio, esperto si, ma pure davvero molto comprensivo e complice, paziente e caparbio, tanti di quei vestiti, che servono sempre, un computer completo di tutto per quei ragazzi, per quella famiglia, a loro non glielo abbiamo ancora portato, gli servirà davvero, e tanti altri regali... un viaggio così, come lo racconti? Che poi, una volta arrivati, non la vai a trovare Dragana, la piccola Dragana, ultima arrivata nel gruppo ospitato da anni e sostenuta a distanza con Un Ponte per...? E ti accorgi che vive in un posto troppo umido, una stanza di un ex hotel a Vrnjačka Banja, dove alloggiano tanti profughi e sfollati... una stanza proprio come fosse un hotel, ma quella è tutta la loro casa! Però, un computer c’entrerebbe pure, magari la prossima volta lo portiamo a lei... la mamma Jelena ne sarebbe felice!
E poi il papà di Sonja e Ceca, che guida taxi e quando lo chiamiamo non ci fa pagare perché è l’unica cosa che può offrici, ci dice, ringraziando di quel computer regalato loro e dell’ospitalità data ai suoi figli durante l’estate... Grazie di cosa, Slavolijub? Siete, siamo amici, ci sentiamo una grande famiglia, ormai, siamo abituati a sentirci così...
E non vuoi andare a trovare, prima di partire che il tempo è sempre poco, la famiglia di Stefan, Miki e Aleksandar? Hanno la cena pronta per noi, riusciamo a dire di no, proprio non ce la facciamo, ma un caffè e una rakija non si possono rifiutare... E i lavori di ricamo, mamma Božica?

Ne ho iniziati alcuni, ma non trovo il tempo di finirli” – “Dai, a Settembre se li finisci possiamo aiutarti a venderli!” – “Si, va bene!
I ricami... Andiamo a trovare Rosa Lazić, che adesso lavora molto coi giapponesi, ci dice...

Spesso viene anche la moglie dell’ambasciatore a trovarmi. Loro vogliono lavori come questi...” e ci mostra dei guanti di lana che andranno anch’essi ricamati, dei porta bottiglie in tela con motivi a fiori e frutta, tutti rigorosamente ricamati a mano... Rosa ci lascia portare via quei suoi lavori, tovagliette e centri tavola, che cercheremo di vendere e che le pagheremo solo una volta venduti...
Se non mi fidassi di voi, di chi mi dovrei fidare? Prendeteli pure”... Le ordiniamo anche delle tovaglie grandi, per la prossima volta.
Nello stesso centro di Mataruška Banja, vive da pochi mesi Danijela Karadžić con la sua famiglia. Li cerchiamo, li troviamo, Danijela non c’è, è in Bosnia da una zia. Ma ci sono Ivana,ospitata in Italia da quest'anno, Marija e Tomi. Il tempo di scambiare qualche parola e capire che per Ranka, la mamma, poco è cambiato da quando viveva nel centro di accoglienza di Vitanovac. Sono in lista per avere un contributo per ristrutturare una vecchia casa che diventerebbe di loro proprietà. Ranka lavora facendo pulizie nelle case del centro termale. I lavori di ricamo non riesce più a farli, per mancanza di tempo.
Ci sono molti modi di raccontare un viaggio, ma mettersi a fare fettuccine a mano e mangiarle insieme a persone conosciute in questi anni, dopo averne condiviso lacrime e stenti, ma pure gioie e sorrisi, da sensazioni davvero uniche ed emozionanti. Si fanno foto, nostra sorella Novka non sta ferma un attimo, ci sono i suoi genitori coi quali brindiamo insieme, il piccolo Miloš che vuole starci sempre accanto mentre Beba ci racconta come, andando in piscina, abbia imparato a fare i tuffi senza la mano a chiudere il naso... ma stare lì, tutti insieme, mangiare e bere, scherzare e ballare con la musica che riporta alla mèta del viaggio stesso, non puoi raccontarlo in modo banale.
E così, mai da soli, si va anche a Guča la prima sera, affittando un pulmino a prezzo scontato dal nostro amico Rade. Insieme a Saša e Andjela, a Dušan e Zoran, a Tina e al piccolo fratellino Nikola, con Aleksandar, Miki e la mamma, e quanti altri che avremmo voluto vicini, ma non ci è stato possibile raggiungere in questa occasione... si gira per quelle strade invase da musica, caos, follia e divertimento, coi ragazzi che non tornerebbero mai a casa, alla ricerca del momento esatto per lasciarsi andare. Ma il momento è rimandato... al giorno dopo, forse. Quando, in sei nella macchina, noi cinque più Marko, arriviamo a Guča per non andarcene più, se non alle prime luci dell’alba. Orchestre che si alternano in strada, danzatrici più o meno credibili, cambi di ritmo impressionanti, luoghi al coperto dove una decina di orchestre, forse più, sparse fra i tavoli cercano di superarsi a colpi di decibel, grancasse, trombe e tromboni... nel rispetto dei tempi musicali! E allora via, eccolo, forse, il momento esatto, quello cercato, agognato, hai fatto mille e cinquecento chilometri per viverlo, finalmente è arrivato... il momento di lasciarsi andare!

E ti senti bene.
Il giorno dopo sei cotto. Hai dormito poco, devi preparare le ultime cose prima del rientro, incontrare ancora persone. A settembre, qualcuno di noi tornerà di sicuro, perché Marko diventerà maggiorenne. Marko, il figlio più grande di nostra sorella Novka, l’artista della vita, si, proprio lui, diventerà maggiorenne...
Quanto tempo è passato da quella mattina di novembre quando sei arrivato in quella stanza di ospedale col volto spaurito e gli occhi gonfi di pianto per quello che avevi lasciato alle spalle e per la paura di guardare davanti a te, eh, Marko? E quanta gente hai conosciuto, quanta ne hai vista passare, gente che ti ha accompagnato verso questo traguardo che merita davvero che, per una volta, sia Guča a trasferirsi a casa tua! Si, vedrai, ci sarà una bella festa e ci sarà la musica di Guča. E noi, saremo lì con te, ancora. A mangiare, bere, ballare, cantare. Ma, allora, il momento per lasciarsi andare, quello vero, forse, deve ancora arrivare...