giovedì 31 marzo 2016

Buonaser(R)a!


A Kraljevo, vado a trovare Mijo, che non vedo da tempo.

Mijo è stato costretto a fuggire dal Kosovo e Metohija nel giugno del ’99, dopo la fine dei bombardamenti della Nato e il ritiro delle truppe serbe dal Kosovo.

Ha dovuto lasciare la sua casa, a Belo Polije, vicino Peć, costruita con anni di sacrifici. Tutte le volte che siamo tornati insieme da quelle parti, dall’auto me l’ha sempre indicata: ogni volta le mancava una parte, portata via dai razziatori, distrutta per sfregio. L’ultima volta che siamo stati insieme non si è neppure voltato a guardarla. Persa per sempre, insieme al Kosovo, alla Metohija, a quella vita fatta di anni di lavoro, tanto lottare, tanto soffrire.

Una casa Mijo se l’è costruita pure a Kraljevo, una casa per la sua famiglia: Mira, la moglie e i tre figli, Radoš, Josif, Jovana. Lui non ha mai smesso di lottare per un futuro migliore da offrire loro. In questi anni, noi di "Un Ponte per…" gli siamo stati sempre vicini, sia con la semplice solidarietà e amicizia, sia con i sostegni a distanza. Ma lui non s’è adagiato sugli aiuti e ha lottato con ogni mezzo.

Di Mijo ho raccontato nei miei libri. Nel marzo del 2004 era tornato a Belo Polije per sistemare alcune faccende legate a sue vecchie proprietà, ma fu preso in mezzo ai disordini del pogrom antiserbo-ortodosso che fece altre vittime e causò la distruzione di molta parte di quel patrimonio culturale di cui pochi sembrano ricordarsi quando, oggi, si chiede l’ammissione del nuovo Kosovo, di questo nuovo Kosovo albanese monoetnico, addirittura nell’Unesco. Pochi sembrano ricordarsi dei continui pericoli che corrono i monasteri, testimoni di una cultura millenaria, quella serbo-ortodossa, appunto, che si vorrebbe cancellare.

Mijo mi racconta di come la vita sia comunque difficile, anche dopo diciassette anni da quei bombardamenti. E’ stato nei mesi scorsi in Russia, a lavorare come muratore. Vitto, alloggio, viaggio, ma la paga ha lasciato a desiderare e quello che ha riportato a casa non è servito a molto. Ha un pezzetto di terra, Mijo, che lavora aiutato dalla moglie e dai figli, terra che potrebbe dargli di più... “Dalla Norvegia hanno comprato delle serre da donare al comune di Kraljevo, ma non sono molte e non è facile entrare in quelle liste!”.



Il modello di una serra con moduli da 1,5 metri
Pare costino più di mille euro l’una, ci sembra troppo... “Con cinquecento euro se ne può realizzare una molto buona, ottima per una famiglia!”. Con noi c’è Novka, la mia sorella acquisita, rimasta senza lavoro dopo la chiusura definitiva della fabbrica di elettrodomestici Magnohrom. Anche Novka si dice convinta che le serre possano costare di meno. Così, nasce l’idea.

Ci siamo messi al lavoro e dopo solo qualche mese eccoci qui, a comprare serre per famiglie di Kraljevo fra le più bisognose. Abbiamo inserito anche le famiglie di Mijo e Novka nella lista preparata in collaborazione con la Croce Rossa Serba di Kraljevo.
Dopo un sopralluogo con un amico, Roberto, esperto di agricoltura biologica e sostenitore delle attività di "Un Ponte per..." in Serbia (Roberto ha anche ospitato, negli anni scorsi, dei ragazzini durante i periodi estivi, nelle nostre iniziative di ospitalità), abbiamo preso accordi con una ditta di Čaćak, disponibile anche a incontrare le famiglie e mostrare loro il corretto uso della serra scelta, una serra con una forte struttura e ottimo nylon di copertura, garantito 4 anni, con un sistema semplice di irrigazione, semplice ma esistente e compreso nella fornitura.

Con Roberto e Sneža, "ex" ragazzina ospitata in Italia
Il costo, che si aggira fra i seicento e i settecento euro, dipende dalla misura, scelta in base alla grandezza del terreno dove la serra andrà montata.

Dieci famiglie del comprensorio di Kraljevo, alcune fra quelle sostenute a distanza, stanno ricevendo in questi giorni le serre. Dal nulla, avranno una serra da poter utilizzare subito, allungando il ciclo produttivo di almeno quattro mesi. Non è poco, per chi ha poco. Non è poco nemmeno per noi, che cerchiamo di esaudire al meglio le volontà del nostro amico Giuseppe, che sarebbe contento di vedere realizzate queste cose cui teneva così tanto.
Tipologia di serra scelta - dimensioni 9/12 x 5 x 2,5h
Ma altre dieci famiglie dei villaggi serbi del Kosovo e della Metohija potranno presto ricevere lo stesso regalo. I nostri amici monaci a Dečani ci diranno come organizzare al meglio il trasporto. Forse qualche serra andrà a stare vicino a qualcuno dei pozzi realizzati in passato da quelle parti, acqua per tante famiglie escluse dall’approvvigionamento di questo bene primario. Noi gliela abbiamo portata, scavando pozzi in quella terra che è sempre stata anche la loro terra: il Kosovo e la Metohija.
Inutile dire che con il vostro sostegno potremmo acquistarne altre, di serre. Per aiutare davvero in maniera concreta e senza troppa retorica tante persone che dalla terra ancora si aspettano qualcosa. Dalla terra, forse anche dal futuro. Cosa rara di questi tempi.

Serre montate su un terreno e già funzionanti


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Per contribuire, vai al sito: http://www.unponteper.it/sostienici/ oppure con bonifico:

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causale: serre in Serbia


martedì 15 marzo 2016

12 Marzo.


Dai monti intorno, fuochi si chiamavano, l’uno con l’altro, come a darsi segnali di primavera.
Le potature venivano bruciate, perché era l’ora della fioritura. A Marzo, tutto rifiorisce, ma io sentivo i ricordi assalirmi.
Dolci, come sguardi affabili, amari, come lacrime ad accoglierli, preparavano la strada che, dopo aver dribblato le montagne, giungeva alla pianura dove, come d’incanto, come fuoriuscisse dalle viscere della terra, appariva il Circeo.
La via Appia, vista da ponte Maggiore
Mi sono fermato sul ponte, detto “maggiore”, quello delle corriere, quel ponte da dove, piccolo e pieno di speranza, attendevo di vederti apparire da lontano, su quella vecchia 600 bianca, la domenica mattina. Qualche volta erano attese vane, qualche volta era la gioia. Mi ci sono fermato ancora una volta oggi, che ho molti più anni di quanti ne avevi tu quando te ne sei andata. Ma miei occhi sono gli stessi di allora, loro gli anni non li contano se non negli occhi degli altri. Troppe, però, sono le auto che ora attraversano quel ponte: così non vale.

Sono passato per quella casa, che chiamavamo “rosa”, la stessa di allora, vicino al cimitero, con i suoi ruderi e l’incrocio dei piccoli fiumi, dove orate dai mille colori pescava con la rete papà, in domeniche infinite, lontani da tutto, anche da quel futuro insospettato, che ci avrebbe gelato.




casa "rosa"...
Le mimose non ci sono più, quelle mimose che ti avrei regalato negli anni, senza averne soddisfazione in cambio. E poi....
E poi i fiori e la pulizia delle lapidi, poi le “ciuppette”, il pane ferrarese e poi la stradina per il mare.
Il Circeo visto da porto Badino

Eccolo il mare, con quella sabbia dorata che, dopo drenaggi di scempio a nasconderla, torna alla luce, come una volta, quando si facevano piste da giocare con palline di paglia costruite dal vento per la nostra fantasia, quella di un tempo andato, davanti a onde increspate e isole lontane visibili nell’aria pulita, sferzata anche lei dall’incrocio dei venti.
Poi, il ritorno. Ho comprato le mozzarelle, le ho mangiate la sera con la mia famiglia di oggi. Erano buone, come sempre. Oggi è stato il tuo compleanno. Auguri, ma'.