venerdì 21 ottobre 2011

Una delle Cartoline dal Kosovo e Metohija...

Cari amici,
Il mio nome è Sonja Vuković. Vivo a Osojane, comune di Istok, a Kosovo e Metohija. Lavoro in una scuola elementare come pedagogo. Mi piace lavorare con bambini, mi rallegrano, fanno ridere e mi fanno essere felice. Da anni porto alunni alle varie gite ma questo soggiorno a Roma per me è stato davvero una cosa speciale.
Da tanto tempo desideravo vedere Roma ed ecco, il mio è un esempio che i sogni possono diventare la realtà. Bisogna soltanto desiderare le cose giuste e Dio ci penserà a farle diventare la realtà nel momento giusto per noi. Roma è una città bellissima, è così meravigliosa che non ci sono le parole con cui potrei descrivere la sua bellezza. Camminare per le strade di Roma è un cammino sulle vie di eternità.
Quello che è più importante in assoluto è che ho conosciuto delle persone fantastiche, e in questo senso particolarmente Samantha ed Alessandro, le persone piene di calore, sincerità e amore. Grazie di aver riconosciuto l'ingiustizia che è stata compiuta verso il nostro paese. Grazie per amare i Serbi e la Serbia. Dopo tante sconfitte che abbiamo vissuto come popolo, dopo tanto dolore per non riuscire a dimostrare al mondo che non siamo cattivi ne colpevoli, il vostro amore ed il vostro combattere per il popolo Serbo, sono di grande conforto per noi.
Il villaggio Osojane in cui vivo è il primo villaggio a Kosovo e Metohija in cui le persone sfollate sono cominciate a tornare. Siamo scappati nel 1999 proprio quando a Kosovo e Metohija è stata ufficialmente proclamata la situazione di pace. Abbiamo vissuto come profughi per due anni, dopo i bombardamenti del mio paese, e questi erano i giorni più difficili. Siamo tornati il 13 agosto 2001. Tutto era distrutto, bruciato, rovinato. Davanti ai resti della mia casa ho trovato il mio slittino, il mio unico ricordo dell'infanzia che si è salvato.
Per un anno abbiamo aspettato che ci ricostruissero le case e nel frattempo abbiamo vissuto nelle tende e nei container. Ci scortavano e proteggevano i soldati italiani e per cinque anni potevamo muoverci solo con la scorta militare. L'inizio è stato difficile, ma tutto si sopporta più facilmente se si è nella propria casa, e sulla propria terra.
La scuola a Osojane è stata riaperta e ha cominciato a lavorare nel 2002 con solo 6 alunni. Un anno dopo il vecchio edificio è stato rinnovato e quest'anno ci sono 40 alunni. Non ci sono molte persone giovani a Osojane. Dopo il ritorno molti hanno deciso di andare via di nuovo perché non potevano sopportare la pressione psicologica e l'isolamento. In questo momento a Osojane sento soprattutto la mancanza dei miei amici, che sono sparsi per il mondo. Nonostante tutte le difficoltà siamo felici di vivere sotto il pezzo del cielo che è nostro, che non abbiamo rubato né tolto a nessuno. Quando guardo la mia terra sono molto orgogliosa perché è mia e io le appartengo. Ecco perché non vedo il mio futuro al di fuori della Serbia e fuori dal Kosovo e Metohija.
Mi piacerebbe tornare di nuovo a Roma, dove ci sono anche delle possibilità per specializzazione, però dopo tornerei di nuovo nel mio paese. Quando avrete letto questa lettera sarò migliaia di km lontano da voi. Ma la lontananza non permetterà che io dimentichi tutte le persone care e i giorni passati a Roma che hanno assomigliato molto al mio sogno.
Grazie a tutti che hanno aiutato l'organizzazione del nostro viaggio. Noi forse non siamo in grado di esprimere i nostri sentimenti e le emozioni però credete che i nostri cuori a Roma sono stati pieni di gioia. Stiamo tornando alla nostra solita vita di sempre e nei momenti difficili mi ricorderò di Roma, delle persone care e di quel mare infinito, con il castello sullo sfondo.