mercoledì 11 settembre 2013

Mi bastava la colla...

Potrei raccontarvi, in questa sera piovosa di settembre, di come Marisa e Maddalena sanno cucinare la pita serba… o di come anche Luana sappia prepararla… e del buon vino che Roberto, pure se non lo vedrai, saprà farti arrivare.
Ma pure, potrei raccontarvi di come ci si possa sentire soli e poi… ecco Michele, i suoi suoni, le sue Silvia, Viola, Veruska, a darti una mano…
E poi le danze, le music
he, la fisarmonica di Gennaro.
E di Adriana, di Domenico e della sua Maddalena. E di Carlo, arrivato da Terni apposta per fare due chiacchiere sulla Serbia e bere insieme una (o forse più…) rakija.
E di quei ragazzini serbi in vacanza, potrei raccontarvi, che stasera non c’erano ma stavano comunque in mezzo a noi… storie di guerra, abbandoni, miseria, povertà e tragedia... di uno di loro che, davanti alla meraviglia di scarpe nuove, si schernisce e dice… "A me bastava della colla per aggiustare quelle vecchie!".
O di una ragazzina che, arrivata a destinazione dopo due giorni di viaggio, vede il mare ed esclama: "Ma quanto è blu, questo mare! E la sabbia, come è lucente… sembra oro!".
Ma potrei pure raccontarvi di una bambina che, tanti anni fa, di fronte alle lacrime della mamma, le dice che no, per ogni lacrima versata, mamma... "dovrai regalarmi un sorriso. E saranno tanti, allora!".
E di quella ragazzina che appena arrivata all’aeroporto piangeva perché sapeva che al mare doveva andarci col costume e lei non ce l’aveva.
Dovrei raccontare di tutto questo.
Ma pure di quel ragazzo d’oro, Narciso e la sua Boccadoro, che pur sconfitto da un compito di matematica, mi spiega la Filosofia. Da Cartesio a Kant, passando per Copernico, Galileo e Giordano Bruno (non il calciatore ma, forse, pure quello, ché il padre ha saputo raccontarglielo…).
Un compito che non vuole pensieri, ma solo che i conti tornino. E quel giorno, i conti non potevano tornare. Magari il giorno dopo si, magari quando lo dico io si, ma non quel giorno, non quando sei tu a volerlo. Non te la do, ‘sta soddisfazione. Sconfiggimi pure, compito che non torni, che tanto, io saprò tornare. Più forte di prima. E farò a meno di te.
Potrei raccontare di tutto ciò.
Ma mi basta dire, invece, che stasera, 10 settembre 2013, alla Casa della Pace siamo stati davvero in pace. Abbiamo mangiato, bevuto, parlato, cantato e ballato. Cucinato con voglia, condiviso con amicizia.
Ah, già, la serata era a sottoscrizione, per raccogliere fondi… ancora non li ho contati. Che importanza ha?

sabato 7 settembre 2013

A 18 anni avevo il cancro dentro casa.

A 18 anni avevo il cancro dentro casa.
Mia madre si sfiniva nel corpo e nello spirito, operazione dopo operazione. Era entrata in ospedale, al "Regina Elena", per una operazione al seno. Ancora la ricordo mentre usciva dal portone e io tornavo con la borsa della spesa fatta. Un saluto al volo e via, che era tardi. Ne uscì dopo 3 mesi, stravolta.

 

Io facevo il quarto liceo, al “Francesco”. Il “Francesco”, era il “Francesco d’Assisi”, oggi lo chiamano solo il “d’Assisi”. Allora era il “Francesco” e io stavo là dentro. C’era la matematica (la scrivo minuscolo perché a noi “pensatori” questa materia fa particolarmente schifo…), c’erano la Storia, la Filosofia, la Geografia, le Lettere e tutto il resto.
 

D’estate andavo a fare il cameriere fra Terracina e il Circeo, un modo per guadagnare qualcosa ma anche per maturare quelle esperienze di vita che, a volte, pure servono.
Una notte, mi alzai alle 4 e feci l’autostop sulla litoranea San Felice Circeo-Terracina. Mi caricò un camion, arrivai a Terracina e presi la corriera. Alle 10 ero a San Giovanni, allora le corriere arrivavano lì. Presi un paio di mezzi e le feci una sorpresa (ma non le dissi dell’autostop…).
Mia madre sorrise, quando mi vide. Fu felice, di vedermi. E io fui felice di averle regalato quella sorpresa.
Si rammaricava perché non riusciva più a pulire casa come un tempo. Io, allora, abituato ai lavori del ristorante, presi secchio, straccio e scopettone e ripulii casa in meno di un’ora. Fu contenta, ma fino a un certo punto. Non è facile vedere un figlio che fa le cose che facevi tu.


 Non ricordo se fu quello il giorno in cui mi insegnò a fare le fettuccine. A stirare sfoglie, asciugarle, tagliarle, condirle e darle in pasto. Ai tuoi cari, ai tuoi amici, ma pure a te stesso.
Lei, già ormai troppo stanca… nel vedermi impacciato e in difficoltà si levò dalla sedia e mi aiutò, con un ultimo sforzo. In un attimo, quell’ammasso di pasta informe e senza senso, divenne sfoglia.
Da allora, non scordai più.
L’impasto va carezzato, con energia ma pure con amore. E la sfoglia si srotola, fino al punto giusto. Che riconoscerai, col tempo. Dovrai sbagliare molte volte ma, alla fine, lo riconoscerai. A 18 anni, avevo il cancro dentro casa.

giovedì 5 settembre 2013

"C'è un bambino che..." anno 2013!


"C'è un bambino che..." è un’iniziativa che nasce nel 2002 e ancora oggi continua, grazie a Un Ponte per… e ai suoi volontari. Bambini che... aspettano. Il mare, la gioia, il divertimento, breve pausa in una vita difficile e pesante.  Vittime degli effetti di una guerra sempre più “permanente”, questi bambini, insieme alle loro famiglie, pagano le conseguenze di bombardamenti sempre più lontani nel tempo ma sempre più presenti in un quotidiano fatto di povertà, disoccupazione, malattie, distruzione dello stato sociale.
Quest’anno sono ospitati due gruppi: uno a Marina di Pisa, con ragazzi e ragazzini provenienti dai villaggi Serbi isolati e ghettizzati del Kosovo e Metohija e uno a Latina Lido, proveniente da Kraljevo, da famiglie profughe o in situazione di grave difficoltà.
I due gruppi andranno al mare, visiteranno Roma, Pisa, Firenze. Tutto dal 4 al 13 settembre.
Per fare questo serve, però, oltre a tanta buona volontà e al lavoro dei nostri volontari, anche il tuo prezioso contributo.
Partecipa alla serata o manda un tuo contributo a Un ponte per…:
Iban: IT52R0501803200000000100790 - Causale: OSPITALITA’ SERBIA 2013