martedì 24 febbraio 2009

Viaggiare i Balcani...

Ti innalzo a regina di questo vecchio, stanco aereo che, orgoglioso e testardo, ancora sembra farcela a volare.
Il capo chinato verso il finestrino, ad accogliere tue stanchezze e pigrizie. La tua arte, le tue idee, i tuoi progetti, in quelle aule dedicate a un nome, che mi riporta agli anni andati, ai fogli lucidi, come i miei occhi che si tuffano nel ricordo, fogli graffiati a china e lamette, per quel nome che insegnava l'arte e lasciava firme preziose su libretti al portatore.
Trent'anni indietro e avremmo fatto esami assieme. Oggi, ti guardo fisso, e di nascosto.
L'aereo non atterra la prima volta, non ce la fa, riprova una seconda. Ti fisso ancora, sempre di nascosto. Non dovesse farcela, avrei la tua immagine, almeno, ad accompagnarmi verso il buio. Ma anche io, testardo e orgoglioso come l'aereo, vorrei la luce. E una seconda volta...
Questo è stato l'inizio del viaggio. E quando di un viaggio la cosa più bella la incontri all'inizio, che ti resta da raccontare?

Sostegni a distanza... famiglie ormai profughe, non più sfollate... vacanze estive per i loro figli... richieste di lavoro, due o tre mesi... qualunque lavoro, di qualsiasi luogo... raccogliere frutta, impastare cemento, scaricare immondizia... vita pesante, fra auto nuove, costose rate, e ruote impantanate nella neve, da troppe strade usurate... questo, ti resta da raccontare!

Viaggi nei Balcani, per non dire ex, per non dire ingiustizia, per non dire disfacimento, per non dire dissoluzione, per non dire "Colpa nostra!".
Viaggi nei Balcani, per non dire nulla.
"Verrai in Italia anche quest'anno? C'è una famiglia che..."
No, no, no, no, no!!!, c'era!, un bambino che... Ma è cresciuto e ora c'è solo famiglia ad aspettare.
Sei passata di grado, ragazzina, ora comandi tu. Verrai da noi a studiare... forse si... intanto, tuo padre e tua madre invecchiano, sputano sangue e maledizioni, ma a voi sempre sorridono.
Sangue e maledizioni... il prezzo da pagare alla nostra civiltà. La vostra, forse non piaceva e la vollero distrutta. Ma, intanto, i frutti che ancora crescete, qui da noi piacciono e sono amati.
Quante storie ancora, vecchie di anni, che gridano voglia di rispetto! Vecchie per gli stolti, che ancora si ostinano a tirarle fuori, nuove per gli increduli e i distratti, che ignorano o fanno finta.
E poi malattie, tumori nelle ossa o nel sangue, sangue fatto amaro dalla guerra che bambini nati dopo neppure hanno conosciuto. Ma ne muoiono a conseguenza.
Ma così vanno le cose, con chi andarti a lamentare? Così vanno le cose e così, tutti, sembrano proprio volerle lasciare andare.




"Occhi nel vuoto, pensieri riposti in angoli nascosti, dell'anima.
Il vento non te li smuove, la neve non li raggiunge, il ghiaccio non li blocca.
Assopita, ti desti un attimo, smarrita, cerco il tuo sguardo, fonte di un sorriso, nuovo e inatteso.
Che ora è, che tempo fa, faremo ritardo...
Chi sei, che fai, perchè non me lo dici, come ti chiami?
Non lo chiedo, non ho abitudine, mai imparato a farlo. Ma tu lo vedi, riesci a vederlo, quanto è lontano il mondo? Laggiù, sotto questo cielo, dopo quelle nuvole, perde senso, senso che ritrovo nel tuo voltarti, nel tuo sorridermi, benevola, paziente, gentile, affabile, delicata.
Intenerisci il cuore, rimandi a dolcezze antiche, troppo lontane per ritrovarne calore. Lontane, troppo, perchè sappiano raccontare frenesia e follia, del passato amore.
Corro coi pensieri, come questo aereo fra nuvole bianche di soffici sogni, incontro a scintille di vita che accendono impossibili fuochi, nel freddo di questa neve che circonda.
Arriviamo, scendiamo le scalette e poi i controlli, e poi i passaporti, e poi le valigie, e poi mi volto... e sei già solo un altro ricordo."


Occhi di spugna (tratto da: Era solo per dieci giorni)

Vorrei gridare forte, così forte da far cessare questa musica, insolente e maleducata, di questo locale. Guardo vostre gioventù, in un venerdì sera qualunque, correre forte incontro al futuro, occhi spalancati a voglie di scordare, a voglie di oblìo, a voglie di america.
Dove andrete, ragazzi, capaci solo di prese d'atto e mai di scelte, senza memoria di quel che ci è successo? Davvero volete lasciarci soli nella nostra disfatta, davvero non la ritenete anche vostra, ignorando, disprezzando il nostro grido di dolore?
Negli occhi degli anziani trovo sbagli, errori di un tempo andato, rimorso del non poter tornare indietro, come pure speranza delusa, disattesa, violentata.
Nei vostri, ancora per poco giovani, trovo però illusione, feroce voglia di non pensare, assenza del voler capire.
Occhi di vetro, tutto confondono, tutto falsano, per piccolo e breve tornaconto... effimero e giornaliero godimento.
Occhi di spugna, tutto assorbono, non c'è vero non c'è falso, nè giusto nè sbagliato. Tutto e subito, è il loro motto... non si fermano su immagini che vorrebbero più tempo e passione. Hanno voglia di america, questi occhi giovani, non sanno o non ricordano, perchè nulla sembrano conoscere.
Hanno voglia di dimenticare quel poco di vissuto. Tutto e subito, facilità di felicità.
Colpiscono esuberanti, l'animo di chi avvisa, sordi ad ogni suono, che non parli d'america, d'orizzonti facili da poter toccare. Illusione li guida, certezza di linea semplice.
Parlano linguaggi accattivanti, che tutto semplificano, che tutto riducono. Non provano ad accogliere passato, fra le braccia del loro avvenire... non provano a raccogliere strade disfatte da ruote di carri antichi per farne nuovi percorsi che non distruggano memorie... non danno giudizi, questi occhi di spugna, Stanno al centro, nel mezzo di distanze fra due punti lontani. Le cose accadono, ne prendono atto. Stanno a distanza, una birra, del fumo, attenti a non spostarsi troppo, stanno giocando e giocheranno ancora, finchè il tempo sarà con loro, in un perfetto equilibrio che non fa sbagliare mai!
Ascoltano musica che viene da lontano e confondono spugna e conoscenza.
Voglia di futuro... la stessa di certi antichi padri, li guiderà lontano, chissà dove, recidendone radici. E la linfa della nostra storia si disperderà su terre sconosciute.
Ascolto il lamento che viene da occhi stanchi, passati sguardi delusi dal presente. Occhi per voi ormai privi di interesse, è solo luce spenta, fissi sul nulla che li aspetta.
Ma non riesco ad affascinarmi ai vostri, non ce la faccio a rassegnarmi, non posso abituarmi... a una voglia di futuro che sta tutta in un facile orizzonte.
Occhi di spugna, giocate pure con la realtà, finchè avrete cose da assorbire, finchè ne avrete apparente possibilità. Poi, tutto verrà respinto e allora sarà il vostro, di nulla, ad accogliervi a dimora.
E' difficile, la resistenza. Troppo facile, la vostra non violenza, che tutto accetta e poco sceglie, perchè crede inutile la scelta. Forse, è solo conveniente.
Mio padre e mia madre giacciono inermi, malati e sconfitti, in angusti spazi di ex hotel... Avevano dignità e decoro, li hanno umiliati. Che ne saprete mai, avvolti dal vostro fumo e dalle vostre risa, quanto dolore costa la vostra voglia di gioventù?

giovedì 12 febbraio 2009

Možda, ja zatvorim vrata!

Questo blog dovrebbe chiudere.
Ancora mi illudo di poter rappresentare una piccola ma viva, voce dissonante. E' davvero tutto inutile.
Ho iniziato a scrivere un libro, forse, pure, lo porterò a termine, chissà... storia di guerra, storia di donna partita per dieci giorni, rimasta poi ferma con la propria vita per dieci anni.
Ma a chi la racconto?
Tutti siamo presi dal nostro quotidiano, relegando al tempo libero le nostre frustrazioni vissute e non ci sarebbe proprio bisogno di nicchie. Un risultato ottenuto, ad esempio nel campo di una corretta informazione, sarà frutto di anni di lavoro. Ma, nel frattempo, altri avranno deciso e reciso... la verità, col loro gioco sporco di finzioni a pagamento sui quelli che ancora si ostinano a spacciarci per "mezzi di informazione"!
La chiusura andrebbe dedicata ai vari sgarbi, sposini, vespe, fedi, bonoli, gilletti, liguori, mentane, ma pure ai vari gramazi, binetti, veltroni, berluski, capezzoni, dalemi, gasparri, lerusse, fini, schifani e rattzinghi... e chissà quanti altri ancora! E' un delirio...
Si, questo blog dovrebbe chiudere ma poi, forse, dispiacerebbe e allora... mettiamola così.
Mi dispiacerebbe per alcuni, come Giuseppe Torre, che questo blog nemmeno lo segue perchè non ha internet, ma ha il diritto ad essere chiamato "Uomo", inteso come essere umano pulsante, sofferente, trasmettente, esultante, emozionante, vacillante, intrigante, semplicemente esistente!
E mi dispiacerebbe per altri, quei pochi che il blog lo seguono e che trovano pure il modo di dirmelo, in modo semplice, senza "sforzarsi di fare o non fare qualcosa ma lasciando le cose accadere così come vengono..."
E infine, ma si!, mi dispiacerebbe per i semplici di meo come me, inutili, forse solo apparentemente, chissà... a questo mondo.
Illusi di poter combinare qualcosa, in preda a continue instabilità, crisi, dubbi, ripensamenti, schizofrenie, alla fine inefficaci e rassegnati, perchè il mondo non lo avranno mai capito così a fondo da poterlo affrontare di petto. E, finalmente, cambiare.

mercoledì 11 febbraio 2009

Getto la spugna.

E' tutto inutile.
Anche il tuo grido di dolore, è ormai inutile.
Accordi segreti fra governi rendono vano il tuo desiderio di giustizia.
Al mondo, la povera gente è sempre in balia degli eventi.
Fanno le guerre, ammalano di cancro e leucemie bambini e genitori, ma tutto viene nascosto, occultato, colpevolmente affossato. Provi a denunciare ma vieni inesorabilmente azzittito e ignorato. Passi per il fesso di turno...
A cialtroni e guitti mestieranti d'accatto, prezzolati saltimbanchi di televisi quotidiani talk show, si fa dire di tutto. E quando arriva il tuo momento, momento da altri deciso, da altrui convenienze e opportunismi deciso, lo sai che è troppo tardi. Diventi patetico, lo sai che è così, ma la tua testarda buona fede, effimera e sconfitta e derisibile buona fede, ti fa andare avanti.
Ma è tardi, è inutile, si sono già accordati, pensa... anche sulla tragedia.
E alla povera gente supina, sconfitta, inutile, derisa, avvilita, sbeffeggiata, rassegnata, ignorata, per sempre umiliata e perduta, emarginata e divisa, non resta che ciò che le appare conveniente, meschina nella sua solitudine, senza sapere che sarà complice di una doppia sconfitta, di una ulteriore morte assurda. La propria. Che sarà definitiva.

lunedì 2 febbraio 2009

Trent'anni fa...

Ci sono stato, stasera.
Sono passato ancora là sotto, sotto quella finestra d'ospedale dalla quale ci salutavi,
dopo le visite quotidiane,
ogni pomeriggio.
Trent'anni fa, te ne andavi.
Mi guardo intorno e penso che avresti potuto ancora essere qui, a viverti le sorprese della vita, ancora tua, ancora mia.
La rabbia di quel giorno non si è per niente attenuata.
E' ancora qui con me,
in quell'angolo del cuore dove il dolore si annida.
Ma qui con me, stasera, stanotte...
c'è anche quel tuo sguardo, dolce, malinconico, stanco...
che accompagnava una carezza, mentre la vita ti scivolava via.
Trent'anni fa.