Bene, Berlusconi se n’è andato e siamo tutti contenti. Ma sarà vero?
Sarà vero che se n’è proprio andato? E sarà vero che siamo tutti contenti?
Il popolo in piazza ha festeggiato, lasciandosi andare a quel senso di liberazione che l’ha pervaso alla notizia del dimissionario premier.
C’è chi non ha avuto proprio nulla da festeggiare. A parte i suoi fedelissimi, non hanno avuto nulla da festeggiare coloro i quali non arrivano alla fine del mese perché, come recita uno slogan efficace, alla fine dello stipendio manca sempre troppo mese!
Non hanno avuto modo di festeggiare i precari, gli studenti, i lavoratori dei servizi pubblici, della scuola, gli ospedalieri, gli sfruttati del privato, i pensionati… perché non una parola di speranza per il loro futuro o per un anche minimo cambiamento nella loro vita è giunta da chi è stato chiamato a sostituire Berlusconi.
Siamo contenti, è vero, non possiamo negarlo. Berlusconi è andato… e fra gli scontenti ci sono i fascisti o post fascisti, che sempre fascisti sono. Cartelli appesi sulle grate dell’università di Roma Tor Vergata che la vigilanza, in altri casi sempre molto attenta, si guarda bene dal rimuovere… Comandi dall’alto, affinità di pensiero o paura di pestaggi e ritorsioni da parte dei fascisti del nuovo millennio?
Del resto qui a Tor Vergata Casapound è di casa.
Cartelli appesi contro questa “offesa alla nazione”, che si è vista imporre un governo dalle banche del grande potere economico. Un potere che, però, proprio loro, i fascisti, storicamente hanno sempre spalleggiato e difeso. Scarsa memoria, opportunismo o riconoscenza verso Berlusconi, uno dei maggiori artefici del loro sdoganamento?
Ma anche a sinistra, la sinistra vera, in molti non sanno di cosa essere contenti. Il governo Monti, imposto dalla Banche e dal mondo della Finanza dell’Unione Europea, non promette nulla di buono.
Lacrime e sangue che, al solito, dovremo versare noi comuni lavoratori, in quanto nessuno oserà toccare i privilegi della casta. Dall’evasione fiscale, alle milionarie proprietà.
Questa sensazione di paese a sovranità limitata è molto più reale di quanto si possa credere. Tanto che andare alle elezioni, occasione per toglierci di mezzo tanti parlamentari analfabeti o eletti per servigi tutt’altro che nobili, è stata ritenuta una perdita di tempo. Una cosa inutile.
E, in effetti… da quanto tempo le elezioni non sono più utili?
Chi si scandalizza oggi nel vedere ridotto il nostro paese a servo di interessi superiori che vengono da oltre la Alpi e da oltre i nostri mari, dovrebbe rifletterci, sempre che sia in buona fede e porsi la domanda: da quanto tempo questa è, di fatto, la realtà?
Io dico che dovremmo gioire, invece e tanto!
Fare cortei, caroselli festosi, iniziative nelle strade.
Ma non con la motivazione di quelli scesi in piazza a Montecitorio, che si sentono liberati più da un feticcio insopportabile e ingombrante, odioso nella sua protervia quanto ridicolo nella sua goffaggine e che non sospettano neppure da cosa si dovranno liberare domani e dopodomani.
Dovremmo gioire perché il cambiamento è avvenuto senza le bombe della Nato. Ma ci pensate se avessero scelto di liberarci e restituirci “democrazia” alla stessa maniera dell’Iraq di Saddam? O dell’Afghanistan dei Talebani? O della Jugoslavia di Milošević? O della Libia di Gheddafi?
Da quanto tempo siamo un paese a sovranità limitata?
In politica estera innanzitutto, con la scusa di esportare “democrazia”. La stessa “democrazia” che oggi vuole più solide garanzie da offrire al Grande Capitale Internazionale. Lacrime e sangue.
Ma si, c’è proprio da gioire. Berlusconi se n’è andato senza neppure bisogno delle bombe, intere o a frammentazione, dell’uranio impoverito o gas nervini. Sono bastati spread e titoli di borsa.
State tranquilli, avrà di che consolarsi. Ha molte nipotine, Silvio, anche straniere. Ma che fortuna, per noi, vivere aldiquà dell’Adriatico!
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