mercoledì 16 febbraio 2011

"Foibe a scuola"

Ho un mio indirizzario dove mando i miei scritti, in genere su Kosovo e Serbia. Stavolta ne ho mandato uno non mio, ma del quale sottoscrivo ogni parola, di Francesco Giliani, professore di una scuola del modenese.
Questo intervento, che vi invito a leggere:
(http://prctavagnacco.wordpress.com/2011/02/10/cosi-non-va-chi-ha-paura-a-discutere-liberamente-sulle-foibe/)
ha suscitato molte reazioni, alcune positive, qualcuna negativa. E c'è chi ha chiesto di essere proprio cancellato dalla lista.
Sono un po' invidioso.
Evidentemente, negli scritti che mando non sono abbastanza chiaro nel mio essere di parte. Non metto abbastanza in discussione il mito degli italiani brava gente, mito da rafforzare ancora di più oggi, con tanti militari impegnati in missioni che ancora ci vengono descritte come "di pace".
La realtà, al solito molto semplice, è che non vogliamo sentire nulla su ciò che gli italiani hanno commesso (e commettono) in giro per il mondo, nei vari tragici teatri di guerra. Vero, ci sono stati tanti episodi belli, gloriosi, di uomini valorosi, da raccontare intorno al fuoco, ma non cambiano il contesto nel quale sono accaduti.
Il revisionismo figlio di slogan urlati dai figli della propaganda a orologeria o dalla semplicità dell'ignoranza, che non vuole approfondimenti né messe in discussione, come con le foibe, sta facendo la stessa cosa con l'Etiopia invasa dal duce. Cominciano a comparire libri che parlano dell'eroismo di certi italiani in Africa, del loro essere stati abbandonati, ecc. ecc., saltando completamente la ricostruzione storica dei fatti e sottacendo chi fosse la vittima e chi l'aguzzino. Un po' come con libri tipo "Canale Mussolini". Si tende a sminuire, se non a nascondere, responsabilità con il ricorso all'epica e al romanticismo.

Che ci sia anche una letteratura a sostegno delle tesi revisioniste sulle foibe è facilmente comprensibile e, forse, anche giusto, ma che non si possa parlare (e a Roma, ad esempio, è proprio impossibile, almeno in pubblico) anche di un'altra versione dei fatti, documentata e dalle tesi dimostrabili, la dice lunga su cosa ci troviamo di fronte. Far passare quel drammatico periodo dell'immediato dopoguerra come un attacco degli "slavi", comunisti e partigiani, contro gli italiani in quanto tali è fuorviante, serve a nascondere ciò di cui il fascismo si è reso complice, quando non diretto, tragico protagonista.