lunedì 18 giugno 2018

Vuk i Sivi Orao...

Pare sia vero che tu non ci sia più. Pare sia vero che non si può più ricominciare. Caro fratello, ancorché romanista (tu dicevi lo stesso di me, laziale...)... caro fratello Vuk, ci siamo persi per strada. Non ricordo nemmeno bene i perché e i come ma oggi, che ho saputo che non ci sarà più tempo per nulla, ti piango. Abbiamo fatto tante cose insieme, condiviso tanti momenti, di rabbia e di sorrisi, di canti e di lacrime, per i nostri amici serbi, per la nostra amata Serbia. Pensavo che da qualche parte, un giorno o l'altro, ci saremmo ritrovati. Ma poi, a volte, il tempo non ti da più tempo. E torni a capire il valore di un gesto, di una parola, di una foto.
La sai una cosa? Ti voglio bene. Non te l'ho mai detto, ma tu lo sapevi. Qualcosa di grande ci ha unito e, forse, quella complicità sta proprio tutta dentro questa foto. Arrivederci, Stefano, fratello Vuk. Vidimo se. Ja sam Sivi Orao i ne mogu da te zaboravim.




L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, cielo, bambino, scarpe, spazio all'aperto e natura
Vuk e Sivi Orao (Lupo e Aquila Grigia) durante una visita al centro di accoglienza per profughi dal Kosovo di Vitanovac, vicino Kraljevo, Serbia (agosto 2005)

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